E poi c’è la Pallamano Mestrino: intervista a Maddalena Cabrini e Angela Marchetto

Angela Marchetto

Con i campionati conclusi anzitempo a causa dell’emergenza CoViD-19 manca la materia prima per scrivere qualcosa di noi, quindi le nostre atlete juniores si sono inventate una rubrica di interviste, che abbiamo deciso di chiamare “E poi c’è la Pallamano Mestrino”.

Per questo primo appuntamento le protagoniste sono i portieri dell’Under 17, Maddalena Cabrini e Angela Marchetto, entrambe classe 2004.

Domanda: Il ruolo del portiere è un ruolo particolare, sicuramente non per tutti. Si dice, infatti, che per fare il portiere bisogna avere un pizzico di follia in sé. Vi riconoscete in questa definizione?
Maddalena: Anche se all’apparenza sembro una persona molto tranquilla, credo invece che essere un po’ “folle” mi si addica quasi sempre; anche perché ogni volta che giochiamo, noi portieri dobbiamo frapporci tra la rete e il pallone, quindi dobbiamo essere un po’ pazzi!
Angela: Io mi riconosco totalmente. Maddalena ed io siamo sicuramente due pazze! Soprattutto durante gli allenamenti ci facciamo spesso delle belle risate e ci divertiamo molto insieme.

D: Avete sempre giocato in porta o avete provato anche altri ruoli?
M: Il primo anno che ho giocato, essendo ancora piccoli, non avevamo dei ruoli definiti, si ruotava, ma ero io stessa a chiedere all’allenatore di poter giocare in porta. Ho sempre sentito che era il ruolo giusto per me. L’anno successivo non ci sono stati più dubbi ed ho iniziato il mio percorso come estremo difensore.
A: Quando ho iniziato, ho giocato in tutte le posizioni, ma non mi trovavo tanto bene. Quando ho provato a stare in porta mi sono sentita subito a mio agio. Mi piace questo ruolo e riesco ad
essere me stessa.

D: Quando avete cominciato a giocare a pallamano?
M: Non ho iniziato subito, ero già in prima media ed era il primo anno che nel mio paese (Torri di Quartesolo, ndr) si tentava di far partire una squadra femminile di pallamano.
A: Ho iniziato a giocare quattro anni fa nel mio paese, con una squadra mista. Noi ragazze però non potevamo giocare un campionato perciò ci accontentavamo di partecipare a dei tornei. Dall’anno scorso, entrando nel Mestrino, ho potuto giocare un vero campionato e sicuramente è più soddisfacente.

D: Pur dovendovi contendere il tempo in campo, tra voi c’è un buon rapporto fatto di stima e fiducia reciproca. Un pregio e un difetto della tua “collega”?
M: Trovare un pregio di Angela è molto semplice. Lei è una persona solare che ti mette sempre il sorriso. Un difetto… mah non saprei… è difficile! Se proprio devo trovarne uno direi che è
un po’ “lamentina” perché le fa sempre male da qualche parte!
A: Tra me e Maddalena c’è molta sintonia. Un suo pregio è che mi sa rendere felice nei momenti tristi, un difetto è che è molto alta e quando le sono accanto mi fa sentire una “nanerottola”.

D: Maddalena, quest’anno hai ricoperto il ruolo di capitano dell’Under 17. Cosa vorresti dire alle tue compagne?
M: Vorrei dire loro che credo molto in questa squadra. Sono convinta che abbiamo tutte delle grandi potenzialità e dei margini di crescita, quello che a volte ci manca è la convinzione. In alcune partite ci è mancata la determinazione. Ciascuna di noi è un tassello importante della squadra, siamo un bel gruppo e spero che l’anno prossimo avremo la possibilità di dimostrare quanto valiamo, togliendoci anche qualche soddisfazione.

Maddalena Cabrini

D: Angela, qual è per te il ricordo più emozionante legato alla pallamano?
A: Il ricordo più bello è quando sono venuta a giocare a Mestrino e ho conosciuto Maddalena e Giorgia (Chiarotto, ndr). Da subito ho legato con loro e, per tornare alla prima domanda, ho capito che è proprio vero… tutti pazzi questi portieri!

D: Cosa vi fa più arrabbiare quando giocate?
M: La cosa che più mi fa arrabbiare è quando le mie compagne non ci credono fino in fondo, non si impegnano al massimo delle loro potenzialità e mollano ancora prima di finire la partita. Io credo che alla fine di un incontro ci sarà sempre un vincitore e un perdente ma una cosa è dire “sono state più brave loro ma abbiamo dato loro filo da torcere”, mentre è altra cosa dire “non potevamo farcela, sapevamo già come sarebbe andata a finire”. Io penso che la palla sia rotonda, non si sa mai come va a finire finché l’arbitro non ha fischiato la fine della gara.
A: Ovviamente quando non riesco a parare un tiro mi arrabbio con me stessa, ma condivido anch’io il pensiero di Maddalena: la cosa più brutta è quando la squadra non dà il meglio di sé in campo.

D: Quali sono le vostre aspirazioni o gli obiettivi sportivi che vi siete prefissate?
M: Sicuramente mi piacerebbe giocare in Serie A1 e mi impegnerò al massimo per raggiungere questo obiettivo. Mi piacerebbe anche essere nuovamente convocata per qualche stage con la Nazionale. L’esperienza fatta l’estate scorsa, quando ho partecipato agli Europei con la Nazionale Under 17 è stata un’esperienza molto forte, che mi piacerebbe ripetere.
A: Personalmente non mi sono posta grandi obiettivi per il mio futuro da pallamanista. L’importante per me è poter continuare a giocare con il cuore e vincere, oltre che per la mia squadra, anche per tutte le persone che mi hanno sostenuto e che amano questo sport.

 

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