E poi c’è la Pallamano Mestrino: intervista a Emma Girlanda e Giorgia Meneghini

Continua la nostra rubrica “E poi c’è la Pallamano Mestrino”: nella sesta intervista faremo due chiacchiere con Emma Girlanda (centrale, classe 2004) e Giorgia Meneghini (terzino destro, classe 2005).

                               Emma Girlanda

Domanda: Una storia sportiva molto simile, la vostra. Entrambe, prima di giocare a pallamano, praticavate un altro sport. Volete raccontarci un po’ il percorso che vi ha portato a conoscere la pallamano?
Emma: Tutto è iniziato per caso, partecipando ad un torneo organizzato tra scuole in quinta elementare. Io praticavo già il karate ma sentivo il bisogno di fare uno sport di squadra, la pallamano mi aveva incuriosito e così ho deciso di provare. Da quel momento è iniziata la mia passione.
Giorgia: Sin da piccola ho sempre fatto sport di squadra, perché mi piaceva la collaborazione tra compagne, il poter dare una mano e perché sono una ragazza grintosa. C’è stata una persona, che ora non nomino ma a cui devo molto, che mi ha convinto a provare la pallamano, sport che si è rivelato essere quello giusto per me.

D: I primi anni non sono stati all’insegna del successo, la vostra squadra infatti era esordiente ed erano rare le vittorie. Questo non vi ha fatto comunque desistere. Cos’è che vi piace di più nella pallamano?
E: Anche se le vittorie erano rare, facevo parte di una squadra unita, che aveva tanta voglia di divertirsi e di stare insieme… la cosa più importante! Ecco perché passavano in secondo piano le sconfitte. Quello che più mi piace nella pallamano è l’avere una squadra sempre presente, con cui condividere tutto e la grinta durante la partita che abbatte ogni tua insicurezza; la pallamano mi sta insegnando molte cose che mi aiutano anche nella vita di tutti i giorni.
G: Nella pallamano, così come in tutti gli sport, non ci sono sempre vittorie e quando queste arrivano sono momenti magici. Le cose che più mi piacciono nella pallamano sono la grinta che devi avere per entrare in campo e il poter contare su una squadra che ti aiuta nei momenti di difficoltà e che ti sa incoraggiare anche negli errori.

D: In seguito hanno cominciato ad arrivare anche le soddisfazioni personali: cosa ricordi con maggior emozione?
E: L’emozione più grande è stata la vittoria con l’Area 3 al Torneo delle Regioni di giugno 2019. Eravamo partite con la voglia di giocare e di divertirci e siamo invece tornate a casa come campionesse del torneo. Ho avuto la possibilità di conoscere nuove persone e di confrontarmi con giocatrici di talento. È stata un’esperienza che mi ha dato tanto e, grazie alla quale, penso di essere cresciuta sia a livello tecnico sia mentale.
G: Per il momento, il ricordo più bello è legato all’esperienza vissuta a Misano con il Torneo delle Regioni. In quell’occasione ero stata scelta come capitano della squadra, un gruppo di ragazze gentili, simpatiche e soprattutto determinate con tanta grinta e voglia di vincere. È stata occasione, per me, di approfondire e rafforzare la conoscenza con compagne che ora mi trovo come avversarie in campionato. È sempre emozionante rivederle sui campi di gioco, sapendo di essere legate da un’esperienza così intensa.

D: Quest’anno, scegliendo di giocare a Mestrino, avete cambiato le vostre compagne di squadra. Sicuramente avrete lasciato delle amiche ma ne avrete trovate di nuove. Lo sport sa essere un forte legame. Come vi siete trovate a giocare nella nuova squadra?
E: Nel cambiamento mi sono trovata molto bene, le compagne ci hanno accolto subito nel gruppo e questo è stato un punto di partenza fondamentale grazie al quale ho acquisito sicurezza e coraggio. Sono arrivate anche le soddisfazioni di squadra e quelle personali che hanno aiutato a unire sempre più il gruppo.
G: Nel Mestrino mi sono trovata molto bene, è una squadra unita che scherza e si diverte ma quando c’è da giocare si impegna per vincere.

                           Giorgia Meneghini

D: Emma, quale qualità sportiva un po’ invidi a Giorgia e viceversa?
E: La caratteristica che invidio a Giorgia è la sua elevazione al momento del tiro, cosa su cui sto lavorando per poter migliorare.
G: A Emma invidio molte cose ma soprattutto la determinazione che ha nel superare la difesa avversaria per andare a segnare, senza paura, al contrario di me che a volte mi blocco e non riesco a
giocare come vorrei.

D: Volendo mettervi alla prova, visto che vi conoscete da lungo tempo, sapreste dire una paura della vostra compagna?
E: Nel corso degli anni, ho notato che la sua paura in campo è l’approccio iniziale alla partita. Diciamo che parte sempre con il freno a mano tirato, poi quando si sblocca inizia lo spettacolo!
G: Penso che la paura di Emma, in campo, sia quella di fare brutta figura davanti a tutti.

D: Giorgia, hai qualche abbigliamento/oggetto portafortuna, da indossare prima di una partita?
G: Penso di poter definire un portafortuna la mia cavigliera. Sono costretta ad indossarla da anni perché le caviglie sono un mio punto debole. Devo fare attenzione ai traumi distorsivi, quindi per precauzione la indosso a tutte le partite. Questo è anche un oggetto che mi ricorda di non mollare mai nonostante le difficoltà.

D: Emma, nonostante lo studio e gli impegni sportivi, sei anche scout. Come riesci a conciliare tutto?
E: Bisogna essere molto organizzati, altrimenti va a finire che si è obbligati a mollare qualcosa. Faccio scout da otto anni, quindi con il passare del tempo ho imparato l’arte dell’organizzarmi, per poter conciliare tutto. È indubbio, però, che il far combaciare tutti gli impegni (scuola, sport e scout) richieda comunque un grande sacrificio.

Condividi: