Settimo appuntamento con “E poi c’è la Pallamano Mestrino”: oggi saranno con noi Ana Maria Bucur (classe 2004) e Anna Lanzilotti (classe 2005).
Domanda: Oggi tocca a voi raccontarci qualcosa sullo sport che ci appassiona tutti. Quanto è importante praticare questo sport per voi?
Ana Maria: Per me, praticare la pallamano è importante. Anche se non sembra, mi aiuta molto e quando entro in palestra è come se i miei problemi svanissero. Stare con le mie compagne è quasi liberatorio.
Anna: Giocare a pallamano per me è davvero importante e mi piacerebbe molto migliorare il livello delle mie prestazioni. Trovo sia fondamentale la socializzazione tra compagne di squadra e avversarie, il poter pensare di aver qualcuno al tuo fianco che lotta per la vittoria e inoltre sapere di poter contare sull’aiuto delle compagne. Per me questo è molto rassicurante ed è il motivo per cui ho scelto uno sport di squadra.
D: Raccontateci il vostro gol più spettacolare, quello che più vi ha lasciato un segno.
AM: Non ho un ricordo legato ad un gol in particolare, ma provo soddisfazione ogni volta che riesco a realizzarne uno perché sento di aver dato un contributo alla mia squadra.
A: Non ho solo un gol che mi ha lasciato il segno, ne ho ben due! Il primo in assoluto credo sia stato due anni fa quando ho segnato stando a solo un metro dalla linea di fondo campo. Il secondo è stato un rigore che ho segnato facendo passare la palla sotto le gambe del portiere. Sono riuscita a segnare un bel gol nonostante in quel periodo fossi “infortunata”.
D: L’importanza di fare squadra è fondamentale, perché secondo voi?
AM: La squadra è il punto di partenza. Se c’è unità tra compagne si è disposti anche ad affrontare la fatica incoraggiandoci a vicenda. Se c’è gruppo ci si sente accettati anche quando si sbaglia, e una sana competizione tra noi può essere di stimolo per fare meglio e cercare di migliorarsi. In uno sport individuale ti alleni per abbattere i tuoi limiti ma sei solo, mentre in squadra puoi condividere gioie e dolori.
A: Fare squadra credo sia alla base di tutto. La squadra ti permette di contare non solo su te stessa ma anche sull’aiuto delle altre. Un buon gruppo incita una compagna che è in giornata no e poi si sa che le vittorie sono più belle se sudate insieme.
D: Siete superstiziose, avete dei tabù prima di un incontro?
AM: Non credo di essere superstiziosa e non ho tabù particolari. Credo che per affrontare bene una partita l’importante sia riuscire a mantenere una buona concentrazione e dare il massimo.
A: Io non sono superstiziosa ma abbiamo comunque dei rituali pre-partita. Di solito ci “battiamo il dieci” e facciamo il nostro urlo, ed è d’obbligo la musica durante il riscaldamento per darci la giusta carica.
D: La pallamano, si sa, è uno sport duro e per questo impone allenamenti altrettanto duri. Qual è l’esercizio che vi fa venire gli incubi?
AM: La cosa che non vorrei mai sentir dire da Andrea, durante gli allenamenti, è “Ora fate i suicidi”. Per chi non è nel settore, i “suicidi” consistono nel correre avanti e indietro toccando le linee
orizzontali della palestra. È difficile da spiegare a parole, ma vi assicuro che è un suicidio solo pensare di doverlo fare!
A: In realtà non c’è un esercizio che mi faccia venire gli incubi ma, dovendo sceglierne uno, direi assolutamente gli scatti.
D: Raccontateci un aneddoto divertente accaduto in questi anni che ricordate con affetto.
AM: Al momento, non mi viene in mente un aneddoto divertente a cui tengo particolarmente, ma certamente ci sono stati tanti momenti nei quali ci siamo divertite tra compagne.
A: Ci sono molti aneddoti divertenti, non saprei sceglierne uno in particolare perché tutte le cose che facciamo insieme sono divertenti e memorabili per me, dalla semplice trasferta al rafting fatto con la squadra, dalle uscite notturne per i tornei alle “cavolate” fatte nello spogliatoio per il gusto di fare quattro risate tra di noi.
D: Entrambe avete in famiglia una persona “addetta ai lavori”, Anna con il nonno che fino a poco fa era il custode della palestra e Ana Maria invece con la zia che giocava in prima squadra. Quanto ha influito il loro esempio nella vostra scelta di giocare a pallamano?
AM: Io non avrei mai pensato di giocare a pallamano perché non ritenevo potesse essere uno sport adatto a me. Tuttavia, oltre a mia zia (Mihaela Nichifor, ndr), tutta la mia famiglia aveva giocato a pallamano quindi ne ero anche incuriosita. Così ho deciso di provarci e ho scoperto che la pallamano mi piace.
A: I miei primi ricordi sono legati al nonno e a quando, durante l’estate, lo accompagnavo ad aprire la palestra per le giocatrici di pallamano che si allenavano la sera. Non conoscevo ancora questo sport e così chiedevo informazioni al nonno e col passare del tempo mi ha incuriosita. Il destino ha voluto che fossi in un periodo dove cercavo uno sport di squadra ma allo stesso tempo fuori dal comune. Da quando ho iniziato a giocare ho capito che era lo sport fatto per me e ho avuto la fortuna di avere persone al mio fianco che mi sostenessero. La pallamano, non è uno sport molto conosciuto e se non fosse stato per il nonno non sarei qui in questo momento. Mi sento quindi di ringraziarlo davvero tanto per avermi accompagnato e per aver creduto in me in questi anni.